Molti anni fa, stavo raccontando a una stanza piena di perfetti sconosciuti la relazione tesa tra me e mio padre. All’epoca, ero in Italia da poco più di 11 anni e, in tutto quel tempo, mio padre non mi aveva chiamato nemmeno una volta. Certo, questo accadeva prima che tutti avessero uno smartphone in tasca, ma non è certo una scusa, vero?
No. Neanche una volta.
Mentre mi immergevo nel dolore che questo senso di abbandono mi aveva causato, vedevo quelle persone pendere dalle mie labbra. Erano davvero commossi dalla storia di un giovane straniero che affrontava i suoi demoni in pubblico, ma non me ne poteva fregare più di tanto, perché stavo per pronunciare la mia battuta finale:
Non l’avevo chiamato neanche io.
Penso che per tutti arrivi prima o poi quel momento nella propria vita professionale, in cui bisogna guardarsi allo specchio e riconoscere tutto ciò che si è realizzato, comprese le cose cattive.
In troppe occasioni, ho permesso al mercato di schiacciarmi, l’ultimo di questi episodi appena un anno fa, quando il mio sogno di creare un business oltre i confini a me conosciuti è stato distrutto dall’enorme ego di un altro pseudo-imprenditore in cerca di un rapido guadagno, a spese della creazione di un vero valore a lungo termine.
A conti fatti, il 2018 è stata la terza volta in 6 anni in cui sono stato costretto a rimettere ordine nel totale caos generato da promesse non mantenute, contratti ignorati e fatture non pagate. Mentre ogni ostacolo lungo la strada mi faceva diventare più forte e più debole allo stesso tempo.
Il che ci porta al 2019 e a quello specchio.
Perché, per quanto sia facile dare la colpa al mondo là fuori, proprio come allora, quando ero io a non aver mai chiamato mio padre, devo essere in grado di accettare anche questa responsabilità: sono io stesso a non creare le giuste condizioni per avere successo.
Tutto il talento nel mondo non può aiutarti se ti butti in una vasca di squali, senza gabbia.
Quando tocchi il fondo, provi qualcosa di stranamente rivelatorio. La sensazione di aver perso qualsiasi controllo sulla tua vita e di doverti reinventare – non da zero, ma da sotto-sotto zero – è tanto terrificante quanto illuminante.
Non mentirò. Ci sono voluti due mesi solo per riprendermi, ma li ho trascorsi saggiamente, guardandomi allo specchio non con autocommiserazione, ma alla ricerca di una rinascita.
E l’ho trovata.
E la mia prima decisione è stata scegliere me stesso. Se vuoi che succeda qualcosa, spetta a te fare in modo che si realizzi.
È allora che è nato lo spinoff @copywritermadrelingua.
Il mio lavoro di copywriting non è una novità: lo faccio da più di 20 anni, ma non in questo modo. Stavolta ho scelto di farlo. Ne sono grato. Lo rispetto.
Tuttavia, scegliere te stesso non ti rende immune ai capricci del mercato. Alcune settimane dopo aver impostato tutti i miei vari account per questo progetto, ho fatto domanda per fornire i miei servizi sul famoso sito di Upwork.
E sono stato respinto.
Ma non importava, perché in quello stesso mese ho quadruplicato la mia base clienti.
Con la scelta, arriva il potere. Il potere di decidere. Il potere di condividere. Il potere di essere etici. Il potere di stabilire con certezza dove vuoi essere tra 5 anni. Il potere di accettare i tuoi errori e imparare da essi.
E la morale della storia?
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