Chiamatemi pazzo, ma ho sempre creduto che qualsiasi cosa a cui decidiate di dare anima e corpo debba avere uno scopo, e lo scopo di questo progetto per me è stato chiaro fin dall’inizio: raccontare un’Italia migliore.
L’idea di custodire gelosamente il proprio territorio e le proprie idee creative è roba da anni ottanta. Certo, gli affari sono affari, ma i nostri clienti vendono in un mercato contaminato da culture diverse – fatemi il nome di una persona che 5 anni fa avrebbe potuto “inventare” un matrimonio tra Priyanka Chopra (23.7 mln di follower su Twitter, 32.4 mln su Instagram) e Nick Jonas (13.7 mln di follower su Twitter, 18.8 mln su Instagram) e usarlo come veicolo per promuovere @ralphlauren e i gioielli @chopard in un post con 3.8 mln di like.
Si tratta della stessa persona che nell’arco di 2 mesi ha anche sponsorizzato @abujanisandeepkhosla (2.9 mln di like), @tiffanyandco (1.5 mln di like), @louisvuitton (2 mln di like), @georgeschakraofficial (1.9 mln di like), #GooglePixel3 (1.9 mln di like), @michaelkors (1 mln di like), @longchamp (1 mln di like), @jblaudio (1.6 mln di like), @amazon (1.7 mln di like).
Non mi sto lamentando. Sto solo dicendo che abbiamo a disposizione un mercato altamente arricchito e che le singole entità non possono davvero farcela da sole.
Se gli influencer possono lavorare per Brand competitor, perché non possono farlo anche i creativi?
Il paradosso dell’economia collaborativa è che quando iniziate ad abbandonare i vostri confini di sicurezza, cominciate a creare valore e abbondanza invece di mediocrità e scarsità. La rete di contatti esplode, la creatività fiorisce e tutte le parti interessate ne traggono beneficio.
Ed è per questo che vi invito a considerare la mia offerta e a dare il calcio d’inizio. Se non con me, con chiunque tra le migliaia di freelancer e professionisti di talento che sono lì fuori vogliosi di aiutarvi a dare il primo calcio a quella palla e lanciarla più lontano di quanto possiate immaginare.
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